Pace?, preferisco la guerra.
(il titolo non corrisponde al pensiero dell’autore)
Qual e’ il limite della scrittura rispetto al linguaggio parlato?, come posso scrivere di non capire, quando il tono di voce che mi verrebbe naturale usare per pronunciare questa frase, corrisponderebbe maggiormente al mio stato d’animo, rispetto al semplice scriverlo?, forse, posso utilizzare un modesto accorgimento, ovvero quello di ripetere piu’ volte la stessa frase, cosa che mi accingo a fare: “non capisco; non capisco, non capisco”.
Che cosa non capisco?, non capisco quelli che sventolano la bandierina della pace.
Non li capisco perche’ non capisco il valore, la dimensione, l’assolutezza che attribuiscono loro a tale parola.
Anni 80 del XVIII secolo:
Francia: le masse contadine sono allo stremo, cosi’ come i braccianti ed i piccoli proprietari costretti a confrontarsi con un sistema feudale sempre piu’ arroccato ad i suoi privilegi ed incapace di comprendere i fermenti presenti nella societa’. 14 luglio 1789, una folla di artigiani e bottegai si recano alla Bastiglia per armarsi; rimangono uccisi un centinaio di manifestanti, ma la fortezza viene espugnata e poi distrutta ed il governatore ucciso.
Seguono altre manifestazioni il 4 agosto e poi il 7 e l’11 che portano all’abolizione di tutti i privilegi feudali. Il 26 viene presentata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Se mi dovessi chiedere da quale parte sarei stato se fossi vissuto in quel periodo di tempo, non avrei alcun dubbio nel rispondere che sarei stato dalla parte dei rivoluzionari; che le ingiustizie dell’epoca erano intollerabili e che, in quel momento, (e’ necessario sempre storicizzare il proprio giudizio) la unica forma di ribellione e di reazione allo stato delle cose non altro poteva essere, che la rivoluzione. Va da sé, come tutte le rivoluzioni hanno dimostrato, che gli abusi che conseguirono a tale periodo storico furono gravi, (si narra di rivoluzionari che, svuotato della materia cerebrale il cranio di un nobile ghigliottinato, lo avrebbero utilizzato come contenitore di vino per festeggiare la rivoluzione) ma certamente, chiamato a decidere, ripeto in quel momento, la mia decisione sarebbe stata quella gia’ espressa.
Ma, gli sbandieratori della pace, da quale parte sarebbero stati? Da quella di Luigi XVI ?, da quella dei rivoluzionari ?, o invece li avremmo visti sulle barricate a sventolare la loro bandierina ?.
Rivoluzione d’ottobre 1917:
Russia: il partito bolscevico guidato da Lenin e Lev Trockij decide l’insurrezione per assumere il potere a nome dei soviet degli operai e dei contadini rispetto ai quali lo Zar Nikolaj Alexander Romanov si era dimostrato totalmente insensibile alle loro assai precarie condizioni economiche di vita ed anche alle loro aspirazioni.
tu saresti stato un rivoluzionario ?, si ! lo sarei stato (dovendo sempre storicizzare il giudizio), non potendo prevedere (anche se la storia insegna, ma all’epoca ?) che Stalin, subentrato al potere, avrebbe sùbito (tanto per farsi conoscere) ucciso oltre un milione di contadini russi ( c.d. kulachi ) ed avrebbe instaurato una delle peggiori dittature che la storia abbia mai conosciuto.
Ma, gli sbandieratori da quale parte sarebbero stati ?. dalla parte dello Zar ?, da quella dei bolscevichi ?. o li avremmo visti sulle barricate coperti di neve a sventolare la loro bandierina ?.
8 settembre 1943 – 25 aprile 1945.
Italia: Dall’armistizio alla liberazione, l’Italia occupata dai tedeschi, che molto opportunamente, dal punto di vista di Hitler, erano stati inviati in massa in Italia prevedendo il futuro accordo di questa ultima, con quelli che sarebbero poi divenuti “gli alleati”. La Repubblica di Salo’, gli Italiani, o almeno, una parte, non molto numerosa a detta di Gianpaolo Pansa, che si organizzano per liberare l’Italia dai fascisti e dai tedeschi. Le imboscate, le stragi. Si !, sarei stato un partigiano, non certo delle brigate Garibaldi, quelle comuniste ed anche peggio, quelle che si riconoscevano nell’area secchiana (Pietro Secchia) del PCI, ovvero quelle che avrebbero voluto, una volta avvenuta la liberazione, collocare il paese nell’area di sudditanza dell’Unione sovietica e dell’internazionalismo socialista, accomunando cosi’ le nostre sorti a quelle dei paesi dell’est-Europa e finendo per condividere con loro solo miseria e poverta’. Per fortuna e’ andata diversamente. Ma, gli sbandieratori, da che parte parte sarebbero stati ?. dalla parte dei fascisti e dei tedeschi ?, da quella degli alleati e dei partigiani ?, o li avremmo visti sbandierare i loro vessilli, magari sulla linea gotica ?.
E per giungere ai giorni d’oggi.
E’ dalla fine della guerra del Vietnam (1975) che la minoranza cristiana dei montagnard (popolo della montagna che abita le terre alte ai confini tra il Vietnam e la Cambogia) viene pesantemente perseguitata e discriminata dal governo comunista vietnamita; I vietnamiti sono soliti chiamare i montagnard “moi” cioe’ selvaggi, e cio da quando hanno abbracciato la fede cristiana.
Interessa tale situazione agli sbandieratori della pace ?.
Nel DARFUR si assiste quotidianamente ad un aggravamento della violazione dei diritti umani, alla limitazione delle libertà religiose, alla persecuzione verso cristiani e a stupri di massa, al reclutamento di bambini soldati.
Interessa agli sbandieratori ?.
In Siria ed in Iraq si sta affermando il Califfato dell’ISIS, e non e’ certo necessario allungarsi sulle barbarie che si stanno perpretando da ormai molto tempo.
Interessa ai soliti noti ?.
E tanti altri esempi recenti sarebbe possibile fare.
Quando l’Unione Sovietica invase l’afghanistan nessuno scese in piazza con le bandierine della pace e Gino Strada era talmente impiegato a riattaccare braccia e gambe ai bambini afghani che avevano raccolto caramelle sovietiche che invece erano esplosivi, che non aveva trovato tempo per organizzare cortei, ma quando gli stati Uniti ( I guerra del golfo ) iniziarono a bombardare l’Iraq, perche’ non avevano considerato educato che avesse invaso il Kuwait, milioni di persone con la bandierina della pace scesero in piazza; in ogni caso, sempre dopo l’inizio, o gli inizi, dei conflitti bellici.
In che cosa quindi dovrebbe consistere la vostra pace ?, forse, pur non avendolo mai fatto, potreste, da quì in avanti, almeno fare uno sforzo per prevenire la guerra oltre che per fermarla; ed allora, perche’ non vi recate in massa, brandendo il vostro manufatto, ai confini dell’Iran per far capire alle Autorita’ del posto che non e’ il caso che fabbrichino la bomba atomica, che il loro predecessore, certo Ahmadinejad, la voleva sganciare sullo stato di Israele e non pareva che scherzasse.
O perche’ non vi recate in massa ai confini tra la Siria e l’Iraq reclamando la pace con lo sventolio del vostro supporto per, quanto meno, convincere e far capire al Califfo che non ci si comporta in quel modo, che e’ poco urbano andare in giro, con questo caldo, a tagliare teste.
Cio’ che trovo insopportabile in queste persone (leggasi movimento della pace) e’ l’autoreferenzialita’, ognuno da’ importanza all’altro, affinche’ riceva dall’altro analoga attenzione, l’illusione ( poverini ) di far parte di una grande lobby politically-radical-aristocratica-chic, che si riunisce, si ritrova, magari nella pieve romanica di Romena, ma non si sa bene a far che cosa, l’importante e’ esserci e far parte del circuito (corto), l’importante e’ la strumentalizzazione, ossia utilizzare il nulla per un disegno politico, o per far arrivare voti a qualche partito che invece esiste.
Ancora oggi, in alcune chiese si notano , accanto all’altare, le bandierine della pace e cio’ dimostra e fa comprendere il senso di smarrimento non di chi confonde il sacro con il profano, ma di chi confonde il sacro con l’idiozia.
Sono, perlomeno mi considero, liberale, garantista, a favore dello stato di diritto, per la divisione dei poteri, per la democrazia rappresentativa, ed anche diretta nei limiti in cui ciò possa essere possibile, ad esempio con i referendum, ed in definitiva d’accordo per qualsiasi forma che possa stimolare la crescita, la consapevolezza ed il senso di responsabilità di ciascun cittadino che possa, sempre di più, partecipare alla vita sociale, democratica ed istituzionale del proprio paese.
Ma allora, illiberale perché?Illiberale perché contro i luoghi comuni, gli stereotipi, il politically correct, l’imperante buonismo, i radical chic, illiberale perché contro tutto ciò che non è spontaneo, sincero, perché contro coloro che sono troppo buoni a buon mercato, inflazionati di buoni propositi salvo poi lasciare che siano altri a metterli in pratica, contro coloro che si dimostrano disponibili verso tutto e verso tutti, tanto sono solo parole (diceva una canzone), contro coloro che parlano di accoglienza e di ospitalità ben sapendo che tanto a casa loro nessuno arriverà. Illiberale perché la maggior parte del denaro che raccolgono le onlus servono soprattutto a mantenere la struttura, l’organizzazione, chi ci lavora, e non a soddisfare i fini istituzionali per i quali le stesse associazioni sarebbero nate, e potrei continuare per chissà quanto altro tempo, ma mi riservo di dedicare a tali temi singoli interventi che mi ripropongo di pubblicare.
condivido il contenuto dell’articolo e quindi sono incuriosita per gli altri che seguiranno. Antonella.
Devo onestamente dire che tra i due Nobel per la pace preferisco Satyarthi il quale in silenzio, discretamente, senza pubblicita soccorre migliaia di bambini. Ho l’ impressione cha alla ragazzina pakistana la fama abbia dato un po’ alla testa, visto che ormai pontifica da ogni posto e localita.
Very valid, pithy, suictncc, and on point. WD.